Ritorniamo sulla falsa nozione che l’unico strumento di regolazione dell’economia è il mercato. Sappiamo che il concetto non piace più agli economisti, ma è una facile soluzione per i grandi agglomerati economico politici. Questa visione favorisce i ceti più abbienti e forti, a danno di fasce sempre più ampie della popolazione destinate alla povertà. I professionisti regolamentati, e quindi gli ingegneri, possono cadere in questa trappola. Niente più tariffe, parametri o equo compenso, ma competizione ad oltranza a svantaggio della collettività. I grandi gruppi di servizio, con società di capitale, possono offrire prestazioni professionali con costi ridotti all’osso, stritolando quanti operano al loro interno. La concorrenza all’esterno diventa devastante. Non si fa la prestazione migliore dovuta al Committente, ma la prestazione diventa il mezzo per presentare un altro servizio, il più delle volte finanziario. Tutti i servizi professionali legati all’immobiliare residenziale o produttivo non sono il centro del prodotto venduto che è che un finanziamento nelle sue varie forme. Futuro immaginario? Proviamo a leggere tra le righe di qualche pubblicità presentata da promotori finanziari di diversa origine e continuiamo tra di noi il dibattito sulla funzione delle professioni ordinistiche nella società.