Ho avuto il piacere di ascoltare il 27 settembre 2023 la Lectio Magistralis della professoressa Tullia Iori, docente di storia dell’ingegneria strutturale, al 67° Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia a Catania e sono rimasto molto impressionato dal senso del suo intervento. L’aspetto che maggiormente mi ha colpito riguarda il rapporto tra il presente e il futuro della professione. I giovani ingegneri sono addestrati a risolvere i problemi, ma i problemi che affronteranno saranno diversi da quelli su cui si stanno esercitando. Per capire questo bisogna affidarsi alla Storia, perché questa insegna il futuro, prevedendolo. Infatti l’ingegnere ottocentesco è passato dalle strutture ad arco in muratura alla carpenteria metallica, dal ferro all’acciaio. L’ingegnere novecentesco ha introdotto il cemento armato tradizionale, successivamente il precompresso e l’edilizia industrializzata. L’ingegnere che si laurea nel 2023 opererà su nuovi materiali, che oggi neanche consideriamo. Questi prodotti, su cui ancora sta lavorando il mondo della teoria, saranno la pratica del futuro e su questi si confronteranno gli ingegneri che entrano oggi nel mondo del lavoro. Questi dovranno affrontare nuove sfide e opportunità, con diversi sistemi di gestione intelligente delle risorse, acquisendo competenze e conoscenze specifiche, per utilizzare nuovi materiali e nuove tecnologie. Saranno necessarie capacità di apprendimento continuo e propensione all’adattabilità, per rimanere aggiornati sulla teoria e sulla pratica in rapida evoluzione. Tanto ho elaborato da questo interessante intervento.