Non basta la correttezza formale della documentazione per fare la sicurezza in un cantiere, in quanto, a questa deve corrispondere una effettiva operatività della salute e della sicurezza sul luogo di lavoro. Tempo fa ho avuto diretto riscontro di questa affermazione, seguendo una attività dove l’Impresa, formalmente, rasentava la perfezione, ma dal punto di vista esecutivo, generava continue preoccupazioni. La percezione del rischio considerato accettabile non era adeguata. I lavoratori risultavano sulla carta informati, formati e addestrati, ma a riscontro effettivo la risposta era deludente. Era presente una qualificata squadra per la gestione delle emergenze, ma, approfondendo, le procedure non erano condivise e conosciute. Il Preposto documentava tutta la sua professionalità, ma la sicurezza non faceva parte delle sue conoscenze. La documentazione dei macchinari, degli apprestamenti e delle attrezzature era completa e presente in cantiere e i lavoratori presentavano documentata formazione specifica, o qualifica, sull’utilizzo, ma il tutto era costantemente cannibalizzato e usato impropriamente. Il Piano Operativo di Sicurezza era completo e approfondito, ma risultava alla fine un mero adempimento amministrativo. In breve questo incarico manifestò tutto il suo peso e trasformò la normale attività di visita e controllo, in una presenza continua e costante che, per di più, doveva avere cura di non sostituire quanto era di competenza della organizzazione della sicurezza dell’Impresa. Sospensioni di fase per pericolo grave ed imminente, continue riunioni di coordinamento, richiami scritti e la collaborazione illuminata della Direzione Lavori e del Committente ebbero alla fine ragione sulla criticità e il lavoro terminò, con una grande fatica, ma senza gravi danni. Questa esperienza ha confermato che l’attività di coordinamento comporta una attenta presenza in cantiere, perché la correttezza formale non basta a garantire la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro.