Nel mondo della sicurezza sul lavoro sempre più spesso si ha l’impressione che aziende, imprese e professionisti cedano alla lusinga di mostrare la propria struttura con una ingannevole presentazione relativamente ai temi della prevenzione e protezione dell’incidente sul lavoro. Si assiste ad un vero e proprio “Safety Washing”, concettualmente del tutto simile al ben più dibattuto “Greenwashing”, dove la strategia di comunicazione di questi soggetti appare finalizzata a costruire un’immagine di sé ingannevole e non corrispondente alla reale operatività sul campo. Apparentemente nelle presentazioni e nella documentazione di corredo tutto appare organizzato e orientato alla gestione della sicurezza nell’azienda, in realtà, tutto non va oltre ad una bella presentazione formale. Il progetto di valorizzare la reputazione di una azienda attribuendole un Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro fittizio è realmente ipocrita e dannoso per quanti vi operano. La sicurezza deve essere realmente fattiva e non formale e deve diventare uno stile di vita, indipendentemente dagli obblighi dettati da Leggi e Decreti. La sicurezza deve diventare normalità ed essere profondamente interiorizzata. Bisognerà pertanto lavorare perché si tenda ad un approccio prestazionale, abbandonando l’illusione che sia sufficiente un avvicinamento prescrittivo. Sarà compito di quanti si occupano di prevenzione e protezione dissuadere a questi atteggiamenti di facciata e sostenere la diffusione della cultura della sicurezza con reali conseguenze operative. Deleghe efficaci, vera formazione, informazione e addestramento dei lavoratori e un attivo confronto tra Datore di Lavoro, Dirigente, Preposto e Lavoratori e le figure della sicurezza sono la base da cui partire. Una valutazione del rischio realmente operativa e contestualizzata alla realtà dell’Impresa fa il resto.