Le cronache aggiornano un bollettino di guerra che parla di crolli, esplosioni ed incidenti. La gente si domanda cosa fanno gli ingegneri e la stampa tende a scaricare sulla nostra categoria responsabilità che alludono alla cattiva progettazione.
E’ arrivato il momento di dire basta e chiedere che ognuno si prenda le sue responsabilità, senza cercare capri espiatori di comodo.
Cosa sappiamo dello stato strutturale del nostro patrimonio immobiliare, della sua impiantistica e della sua qualità energetica? Praticamente niente.
Ciascuno di noi, se si recasse da chi amministra la casa in cui vive o l’edificio in cui ha la propria attività e chiedesse chiarimenti e precisazioni sulla condizione della struttura portante, sullo stato degli impianti, sulle modifiche apportate dalle ristrutturazioni estemporanee e puntuali occorse negli anni, non riceverebbe risposte precise e documentate.
Questo perché nessuno è tenuto ad avere una quadro preciso della reale condizione del manufatto edilizio. Ma nel momento in cui l’edificio è sollecitato da calamità naturali o da incidenti impiantistici, che coinvolgono la sicurezza collettiva, lo stupore è manifesto. E’ ora di abbandonare questa ipocrisia e di prendere coscienza del reale stato delle cose.
La soluzione il legislatore l’aveva già individuata, ed era l’istituzione del Fascicolo del Fabbricato, ma non ha saputo, o voluto, renderla sistematica sul territorio nazionale.
Sul Fascicolo dovevano essere annotate le informazioni relative all’edificio – di tipo identificativo, progettuale, strutturale, impiantistico e, aggiungiamo, energetico – con l’obiettivo di pervenire ad un idoneo quadro conoscitivo, a partire dalle fasi di costruzione del manufatto edilizio e su cui registrare le modifiche apportate rispetto alla configurazione originaria, con particolare riferimento alle componenti statiche, funzionali, energetiche ed impiantistiche.
Questo documento potrebbe essere il momento della documentata presa di coscienza del reale stato del patrimonio edilizio italiano e il punto di partenza della sistematica attività di riqualificazione edilizia ed impiantistica. E’ necessario un atto di coraggio che comporta la consapevolezza dello stato e del valore reale dello stabile in cui viviamo o operiamo e comporta o l’accettazione di un rischio che, a questo punto è conosciuto, o il reperimento delle risorse per la sua riqualificazione.
Fulvio Giani, ingegnere libero professionista.