Anche oggi sono uscito da una animata riunione con la certezza che per molti Committenti il criterio di scelta, per avvalersi di un professionista o di un altro, sia solo condizionato dal costo minore. L’esperienza documentata, la professionalità, la struttura dello studio organizzata e qualificata, per la scelta del Committente, non sempre sono criterio di merito. Il professionista, di fronte a una situazione così delineata, da solo non ha validi strumenti di interlocuzione. Infatti il mercato non ha la sua etica, ma vive il presente ignorando il futuro, e il Committente, miope, si adegua a questa visione. Nessuno si rende conto che i professionisti non possono scendere sotto i parametri minimi della sostenibilità economica e che l’efficienza economica, di una attività, prevede che questa sia remunerativa. Il professionista, che appartiene ad una professione regolamentata, non ha al centro della sua attenzione il profitto, ma deve concentrare la sua attività sul Committente. Questo sbilancia la situazione a sfavore del professionista, che ha l’obbligo di dare la migliore prestazione possibile, anche a fronte di una remunerazione inadeguata. I luoghi istituzionali, in cui si potrebbero cambiare il sistema, sono sordi e l’interazione tra singoli professionisti non è sufficiente. Gli Ordini Professionali, in quanto enti di diritto pubblico, non possono essere portatori di istanze rivendicative. Infatti il loro compito si limita a quello di una istituzione di autogoverno di una professione riconosciuta dalla legge, avente il fine di garantire la qualità delle attività svolte dai professionisti; ad essa lo Stato italiano affida il compito di tenere aggiornato l’albo e di applicare il codice deontologico, tutelando la professionalità della categoria. L’aspettativa che gli Ordini possano diventare qualcosa di diverso è pura ingenuità. Bisogna quindi creare nuove strutture di supporto, organizzazioni o associazioni, che, confrontandosi con il potere politico, abbiano gli strumenti per orientarne le scelte. Questo non può avvenire per professioni singole, ma deve essere una sinergia comune tra diverse professioni. Messa in moto una dinamica di questo genere, si potrà tornare a parlare di giusta remunerazione per la prestazione di attività intellettuale, condizione vitale per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese.
Caro Fulvio, concordo pienamente con te…purtroppo però anch’io l’altra sera ho avuto un confronto con colleghi sull’argomento.
“Nessuno si rende conto che i professionisti non possono scendere sotto i parametri minimi della sostenibilità economica”…neanche i colleghi stessi!! e non parlo di giovani colleghi!! infatti loro sostenevano l’importanza di stare comunque sul mercato e per tale motivo sia sui lavori pubblici sia sui lavori privati bisogna ormai adattarsi alle percentuali di ribasso del 60-70 %…invece io non voglio adattarmi!! Ma difendere la professione, la professionalità e di conseguenza il corrispettivo economico!!