Ho seguito un interessante ragionamento sul tema del distanziamento al tempo del COVID 19. Il distanziamento interpersonale, come misura preventiva per impedire il trasferimento dell’infezione tra soggetti diversi, è un atto sociale, che tutela vicendevolmente più soggetti. Risulta quindi sbagliato usare il termine distanziamento sociale. L’obiettivo del distanziamento fisico è di diminuire la probabilità di contatto di persone, portatrici di un’infezione, con individui non infetti, così da ridurre al minimo la trasmissione della malattia. Nulla a che vedere quindi con l’isolamento sociale, che mortifica le relazioni interpersonali. Si tratta di trovare il corretto equilibrio. Non esporre ed esporsi alla possibilità di contagio e quindi mantenere la distanza fisica, ma mantenere salda l’interazione umana, con le adeguate precauzioni ormai riconosciute. In questa fase due risulta importantissima questa attenzione, proprio per evitare quella insofferenza che ormai traspare in molti soggetti esasperati, da questa situazione che non sembra terminare. La sottovalutazione del rischio e l’ottimismo ingiustificato non devono prevalere. Distanziamento fisico, ma mantenimento dell’umanità, rimangono l’unica risposta possibile a questo momento così particolare.