Il 27 luglio i giornali hanno evidenziato il contributo italiano nel recupero del relitto del transatlantico Concordia “Sappiamo che è stato l’errore di qualcuno a causare quella tragica vicenda – ha detto al telegiornale il primo ministro Renzi – ma la gratitudine nei confronti di chi in questi mesi ha lavorato c’è tutta. Lasciatemelo dire la gratitudine più grande è per chi ha fatto questa impresa, come il team di ingegneri in cui ci sono tanti italiani. Sono orgoglioso di avere tante professionalità dell’ingegneria italiana. Siamo pieni di qualità nel nostro Paese e molto spesso è proprio qui che non vengono apprezzati e valorizzati”. Noi siamo ben consapevoli di questo e vorremmo che la collettività se ne ricordasse sempre, non solo quando si contano morti e danni irreparabili. L’autorevolezza della nostra professione è spesso messa in discussione e la congiuntura economica complica i rapporti con molti nostri interlocutori. Quando un ingegnere parla di sicurezza questa molto spesso è colta dal Committente come un costo e non come una risorsa. Si percepisce subito la sensazione che il cliente ritenga che l’ingegnere introduca questa tematica per caricare, a suo favore, un altro costo. Il rapporto di fiducia, che è alla base del contratto tra le parti, è offuscato da questo atteggiamento. Purtroppo anche questo appartiene alla cultura di una certa imprenditoria nostrana, che manifesta incapacità organizzativa, mancanza di progetti condivisi e ripiegamento negli egoismi di categoria. Fare sicurezza vuol dire innanzi tutto organizzare meglio la produzione e quindi contenere i costi, ma non tutti ne sono capaci ed allora necessitano di scorciatoie.