L’intervento, tra quelli a cui ho assistito e di sicuro il più empatico, che mi piace condividere è stato quello di “Carlin” Petrini che ha proposto alcune riflessioni sull’attuale sistema economico. Nel suo ragionare ha posto in luce che il nostro sistema economico si basa su scambio lineare inteso come “do ut des”. Il soggetto mi da una cosa e io la pago. Oppure sulla gratuità, la anglosassone “charity” e il nostrano “pro bono”. La rivoluzione è pensare secondo la “reciprocità” che è dare quello che mi sento di dare, senza pretendere di ricevere in cambio quanto ho dato o ancora di più. Questo nuovo atteggiamento genera dei flussi economici importanti, in quanto non comporta che il pagamento sia effettuato alla stessa persona che lo ha effettuato la prestazione, ma che sia a disposizione di tutti, a favore di chi ne ha bisogno o di chi è in grado di utilizzarlo al meglio. I risultati si vedranno tra anni e magari in un’altra parte del mondo, ma in qualche modo l’azione è scattata, l’economia ha girato, il flusso etico è in moto. A trarne vantaggio è il Pianeta, o altre realtà o popolazioni, e non necessariamente il creditore originario. Portiamo questa dinamica sul nostro territorio. Il vero tessuto connettivo del nostro Paese è l’impresa familiare (gli artigiani e i contadini rimangono, la grande industria metalmeccanica scappa all’estero). In questo ambito le donne e gli anziani mantengono un ruolo importante e diventano soggetti qualificati nella società. Le miniere d’oro di questo paese sono le piccole imprese del settore agro-alimentare in quanto in futuro ci sarà sempre più bisogno di nutrimento di qualità. Negli anni ’50 i contadini erano in Italia il 50% della forza lavoro, ora sono solo il 3%, e la metà ha più di 70 anni . Il concetto di reciprocità implica come conseguenza il concetto di amorevolezza nei rapporti tra le persone. Questa amorevolezza Petrini l’ha pretesa e ricevuta dai tecnici e dai professionisti che hanno curato la parte economico-giuridico della sua idea, senza trattarlo come un mero “cliente”, ma che lo hanno assistito con amorevolezza. La amorevolezza fa girare l’economia, ma in modo più equo, più a misura d’uomo. L’attuale crisi è entropica in quanto per produrre una unità di cibo si consumano quattro unità di risorse del pianeta (combustibile, acqua, terreno, fertilità dei suoli, etc.) e il pianeta non può più tollerarlo. Impressionante è pensare che se solo il 10% del popolo cinese, da domani, si mettesse a mangiar carne bovina, nelle quantità consumate da noi in occidente, occorrerebbero più di tre pianeti per produrre questa quantità di cibo. Inoltre bisogna ricordare che buttiamo il 50% del cibo prodotto e che questo non è più possibile, anche solo perché non ce lo possiamo più permettere. Inoltre si è parlato di slow credit per le start up e per il mondo che produce con risultati nel medio termine. Un modo diverso di fare credito a chi lavora. Un intervento che parla di un mondo diverso da quello in cui ci muoviamo e l’esempio di un uomo che di un sogno ne ha fatto una realtà.