Nella pretesa modernizzazione del Paese in atto, vengono proposti al professionista nuovi modelli organizzativi attraverso i quali combattere la forte diminuzione del reddito. L’aspetto che maggiormente risalta in queste dichiarazioni d’intenti è l’invito a svolgere la attività professionale come attività di impresa. Questo compromette l’obbligo di porre la centralità del committente quale elemento fondante ed essenziale della attività di ogni professionista, in quanto operando come impresa è necessario seguire strategie improntate in maniera determinante alla centralità del profitto. La tutela del committente può essere così ridotta a mera incombenza burocratica in antitesi con l’etica che costringe il professionista ad un equilibrio delicato tra rispetto delle norme deontologiche e il raggiungimento del risultato. Inoltre permane nel professionista la consapevolezza di doversi assumere in prima persona i rischi e le responsabilità delle proprie azioni. La professione intellettuale dell’ingegnere ha comportato, per chi la intraprende, anni di difficile studio, il superamento di un esame di stato, l’iscrizione ad un Ordine Professionale, l’obbligo di sottoporsi ad una etica ed a una deontologia specifica, la formazione continua, l’aggiornamento professionale certificato, l’obbligo della pattuizione preventivo del compenso e l’obbligo di una polizza assicurativa. Questo garantisce al committente una prestazione seria e completa. Le regole del mercato e della concorrenza possono confliggere con questi vincoli e disattendere allo spirito della professione regolamentata.