La seconda giornata congressuale si apre con un intervento dell’Ing. Fabio Bonfà, Vicepresidente Vicario del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che tocca il tema del lavoro legato alle professioni ingegneristiche. L’ing. Bonfà punta l’attenzione sui principali problemi della categoria visti in un’ottica allargata su scala nazionale: le ripetute e già tristemente note difficoltà di portare a compimento le cosiddette “Grandi Opere”, certamente non esenti da complessità tecniche rilevanti, rende il confronto con le realizzazioni all’estero quanto mai avvilente.
Ulteriori problematiche per la categoria, ma non solo, sono legate alla pressione fiscale, che rallenta ulteriormente la ripresa economica. Nell’ambito di un panorama apparentemente disarmante e costellato di difficoltà spiccano tuttavia alcuni elementi di concreta positività, quali ad esempio gli atenei di eccellenza a loro volta alimentati da borse di studio che fungono da volano per la crescita e lo sviluppo professionale e tecnico.
Il ruolo dell’ingegnere diventa pertanto fondamentale in un’ottica di ripresa del paese: nell’ambito della condivisione del nuovo Codice degli Appalti Pubblici il Ministro Delrio ha affermato la necessità di riscrivere le regole assieme agli ingegneri, che sono nuovamente chiamati a contribuire partecipando attivamente alla ripartenza del Paese. L’ing. Bonfà conclude l’intervento con l’auspicio nei confronti del Governo affinché venga posta tutta l’attenzione necessaria sulla riforma del lavoro rispetto alla riforma del Senato della Repubblica, dando la debita e doverosa considerazione ai giovani.
Dopo la relazione del Vicepresidente del CNI i lavori congressuali entrano nel vivo con una tavola rotonda riguardante gli scenari di possibili di innovazione del sistema della Pubblica Amministrazione. Il dibattito è anticipato da una introduzione, volutamente critica in quanto finalizzata al confronto, di Massimiliano Pittau che pone agli ospiti della tavola rotonda lo spinoso quesito relativo alla Pubblica Amministrazione spesso considerata non una risorsa ma un ostacolo allo sviluppo. Infatti risulta quanto mai consolidato il giudizio che la PA costituisca il principale ostacolo allo sviluppo: a titolo esemplificativo basti pensare che nel nostro Paese per la realizzazione di un capannone industriale gli aspetti concessori e burocratici richiedono circa 2,5 volte il tempo mediamente necessario negli altri stati europei ponendo così l’Italia al 116° posto nel mondo per efficienza della PA. Interpellati i numerosi colleghi ingegneri impegnati all’interno della PA la maggioranza ritiene la propria Amministrazione inadeguata a svolgere i compiti assegnati. Le cause individuate sono molteplici:
– mancanza di investimenti da parte dello Stato nella sua PA
– la PA, nell’applicare quella complessità di norme che opprimono i cittadini, diventa prigioniera di sé stessa;
– scarsa capacità di gestire le risorse umane e i gruppi di lavoro, determinata da figure dirigenziali inadeguate. Situazione peraltro aggravata ulteriormente da uno scarso ricorso a professionalità tecniche.
– la PA non è amministrata in funzione della competenza ma prevalentemente su input di carattere politico, ed è proprio la volontà politica a far sì che nulla cambi all’interno della classe dirigente.
Per quanto riguarda invece l’informatizzazione della PA è evidente la carenza di figure qualificate: tale insufficienza è determinante in quanto l’informatizzazione è il volano stesso dell’innovazione. A titolo di esempio basti considerare che attualmente sono pochissime le PA che utilizzano la Posta Elettronica Certificata, a tutt’oggi poco diffusa salvo per le Forze dell’Ordine e poche altre realtà.
Da un’analisi condotta sui funzionari di 1.000 Pubbliche Amministrazioni è emerso che su 573 curriculum vitae di altrettanti dirigenti solo il 19% è risultato essere in possesso di qualifiche specifiche di ingegneria dell’informazione, mentre il 14% dei funzionari è risultato essere in possesso solo di diploma, titolo che fa emergere talune perplessità sulle modalità di assurgere al ruolo di dirigente. A completamento di ciò si aggiunge l’inquietante affermazione del restante 43% delle PA che si sono dichiarate sprovviste dei CV dei propri dirigenti. Emerge pertanto un quadro complessivo di grave carenza di qualifiche.
Nei successivi interventi si segnala il contributo di Massimo Arcangeli, Ordinario presso l’Università di Cagliari di “Linguaggi della PA e della Politica” il quale afferma un principio per cui la maggior notorietà viene percepita come maggior credibilità. In quest’ottica la PA dovrebbe diventare non solo trasparente ma anche più credibile, passando da un sistema di tipo broadcasting (diffusione di uno verso molti) ad un sistema “nanocasting”, in cui il pubblico che riceve è reattivo in quanto preventivamente selezionato. Oggi in Europa le PA stanno puntando su un sistema che renda sempre più efficace il canale di comunicazione. Siamo progressivamente passati da un modello ad isola, in cui ciascun settore agiva esclusivamente nell’ambito della propria specializzazione e competenza specifica ad un modello interdisciplinare; il passaggio ulteriore che deve essere fatto è quello verso un modello transdisciplinare ed antispecialistico.
Quali parole chiave da attribuire alla Pubblica Amministrazione? Fluidità, permeabilità ed encicplopedismo, inteso come antispecialismo.
Venezia, 01/10/2015
Alberto Lauria, Michele Giacosa