Venezia, domenica 4 ottobre 2015.
Aver partecipato al 60° Congresso Nazionale degli Ordini degli Ingegneri d’Italia nella cornice del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia è stata l’occasione per poter tastare il polso allo stato di salute della professione nel nostro paese. Nei tre giorni di confronto tra professionisti dei vari ordini territoriali sono emerse tutte le aspettative e le contraddizioni presenti nella categoria. In primo luogo gli ingegneri hanno smesso di lamentarsi. I segnali di miglioramento emersi nella prima metà del 2015 stanno dando un segno di speranza. La consapevolezza, comunque, che la effettiva ripresa che tutti auspichiamo è ancora da venire tiene tutti con i piedi per terra. L’altra convinzione è che senza il contributo degli ingegneri non ci sarà ripresa. Chi produce potrà pensare di continuare a competere solo puntando sull’innovazione. La rete delle piccole aziende non ha in sé le professionalità che le possono consentire di innovarsi e dovrà rivolgersi verso l’esterno e il mondo delle professioni è pronto a rispondere favorendo l’efficientamento dei processi. Contemporaneamente anche la figura dell’ingegnere che svolge la sua attività all’interno delle aziende come dipendente, valorizzando sempre di più il suo profilo specialistico, diventerà sempre di più attore indispensabile della innovazione interna al processo produttivo. La professione nel suo insieme dovrà però trovare nuove forme di organizzazione sperimentando collaborazioni o aggregazione tra soggetti diversi. Da parte loro anche le amministrazioni pubbliche non potranno stare al palo, ma dovranno ripensare le loro alte funzioni di controllo del processo e del risultato. Altri spunti interessanti saranno oggetto di altre raccolte di considerazioni che verranno pubblicate da qui in avanti. Restano ancora due considerazioni, una felice l’altra amara. L’aspetto positivo è la presenza e l’entusiasmo dei Colleghi giovani. Loro sono le idee, le speranze e l’ottimismo. Se vogliamo un effettivo miglioramento dobbiamo favorire sempre di più l’accesso dei giovani nei nuovi Consigli territoriali e non solo. Il vecchio trombonismo di alcuni interventi ha fatto molto riflettere. L’aspetto negativo è la diffusa abitudine di molti delegati di disertare i locali del Congresso per precipitarsi in tour turistici o enogastronomici. I Presidenti forse dovrebbero pretendere una diversa disciplina. Anche perché i giovani vedevano e commentavano.
Fulvio Giani – studioing@gianifulvio.191.it
Leggendo i report delle giornate del Consiglio Nazionale Ordini Ingegneri e i commenti personali, sono titubante per il futuro. Piccoli passi sono stati fatti, discussioni e confronti pure, fondamentali in questo difficile periodo, ma purtroppo le parole non sufficienti al miglioramento della condizione di ingegneri liberi professionisti, se non sono seguite da fatti.
Apprezzabili le tue riflessioni e i tuoi spunti sulla professione, oltre alle considerazioni finali….qui di seguito ne aggiungo delle mie:
– Vista l’importanza data nella terza giornata del Consiglio Nazionale Ordini Ingegneri alla Parità e alle Pari Opportunità, rivolto proprio alle donne ingegnere, perché non c’è la Commissione Pari Opportunità nell’Ordine degli Ingegneri di Torino?
– Ho letto che Pier Luigi Marzurati insegna a fare squadra nello sport e nella professione. Bisogna costruire la squadra favorendo l’interazione con i compagni. Belle parole che però nella vita professionale, così come oggi la maggior parte di noi intende il libero professionista, sono difficilmente applicabili; mentre per quanto riguarda lo sport vero e proprio, perchè nell’ Associazione Sportiva Ingegneri Torino si parla e si pratica solo il calcio?
-Ultima cosa: sapere di essere rappresentati da chi preferisce tour turistici o enogastronomici alle tavole rotonde è di una tristezza ineguagliabile; qui ci sta proprio bene, così come diceva Totò “e io pago!!”