Non che ci fosse bisogno di un terremoto per parlare di etica e di ingegneria, ma spesso questo tema è trascurato dai più. L’attività dell’ingegnere ha effetti su tutti, in diverse aree della vita civile. La nostra professione non si limita ad avere effetti su un singolo, ma coinvolge tutta la collettività. L’ingegneria, come attività creativa, ha vaste implicazioni sulla sicurezza e sul benessere di tutti. Importante è la consapevolezza del rapporto che ci deve essere tra ingegneria ed etica, in particolare sulla responsabilità che ha l’ingegnere di operare per l’uomo, tenendo conto dell’ambiente e del territorio, nel progettare e nel costruire. Le applicazioni ingegneristiche della tecnica devono generare progresso, sicurezza e benessere per la collettività organizzata. Sono proprio gli ingegneri i mediatori, per eccellenza, delle complesse trasformazioni tecnologiche di cui il nostro Paese ha bisogno, per uscire da questa impasse, che prima di tutto, è culturale. L’immaginario collettivo deve riconoscere, alla nostra categoria, questo ruolo di generatore di benessere e sicurezza per collettività di vaste dimensioni, riconsegnandoci l’autorevolezza culturale che ci appartiene. L’etica, e in particolare il senso di responsabilità dell’ingegnere, devono intervenire nella fase propositiva dei processi decisionali a tutti i livelli, apportando quei contributi necessari all’esercizio dei pubblici poteri. Il ruolo dell’ingegnere deve essere preminente, negli ambiti in cui si decide, per l’interesse dell’intera collettività, in quanto assume una marcata valenza etico sociale, quale migliore espressione della cultura tecnica scientifica, regolata da codici deontologici e di comportamento. Nella ricostruzione del dopo sisma e nella messa in sicurezza del territorio, in previsione di terremoti che ci saranno, noi dobbiamo essere considerati attori principali per i processi decisionali che devono scaturire.