Il congedo di paternità obbligatorio era stato introdotto in via sperimentale nel 2013 ed è stato prorogato anche per il 2017. Consiste in due giorni di astensione obbligatoria dal lavoro che il papà può utilizzare anche in maniera non continuativa. Il Sig. Tito Boeri, Presidente dell’Inps, pare abbia proposto un Congedo di Paternità di 15 giorni per legge e multe per chi non lo rispetta. Bello pensare che un padre possa godere di questa opportunità. Peccato che questo sia un progetto che premia solo i padri che hanno un lavoro subordinato, alle dipendenze di un imprenditore. Il lavoratore autonomo e il lavoratore subordinato vedono ulteriormente evidenziata la loro differenza di trattamento. Un libero professionista non ha tutele, si assume tutti i rischi ed, anche in questo caso, nulla muta a suo favore. Chi contesta che il libero professionista è padrone del suo tempo e può amministrarlo come meglio crede, non ha chiara la visione del problema. Recentemente un caro amico è incorso in una malattia, ora risolta, che lo ha allontanato temporaneamente dalla professione. Nessuna tutela e, oltre al dolore, una conseguente pesante perdita economica. Chi afferma che questo è equilibrato dai lauti guadagni della professione non è consapevole che ormai il malessere economico pervade tutte le categorie professionali. Quando entro in un supermercato, ho la certezza di quello che spendo consultando il ben esposto cartellino. Con la liberalizzazione e in assenza di tariffe il cliente, non avendo più un riferimento riconosciuto e condiviso, tratta come in un souk e non sempre il lavoratore autonomo è nella condizione di poter esercitare la propria autorevolezza. Di conseguenza il fatto di erogare il miglior servizio possibile, perché si appartiene ad una professione regolamentata da un codice etico, è sottovalutata dai committenti e vista come un peso dai professionisti. La soluzione è politica. I liberi professionisti devono vedere riconosciuto il loro ruolo nella società, con riconoscimento di tutele e di corretta valutazione economica della loro attività. Le professioni contribuiscono con il loro operato alla crescita degli investimenti, al mantenimento, all’insediamento e alla crescita di imprese e di attività economiche, alla crescita dell’occupazione e all’incremento della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. Ogni studio professionale, ultima bottega rinascimentale, con i propri collaboratori, contribuisce alla crescita del capitale umano qualificato e all’attrazione di talenti, contribuendo così anche all’incremento della qualità della vita e all’inclusione sociale. Questo ci deve essere riconosciuto anche nelle scelte economiche e politiche.