Nel pomeriggio viene presentata una ricerca a cura del Centro Studi del CNI sul sistema degli Ordini in un quadro internazionale ed innovativo. I dati sul lavoro autonomo in Europa, tra il 2008 e il 2012, registrano che il numero dei professionisti è aumentato da 4,6 a 5,2 milioni. Un quinto dei professionisti opera in Italia dove sono occupati un milione con un primato assoluto a livello continentale. Ma perdurando la crisi economica, questi lavoratori dell’intelletto hanno la necessità di sfruttare al massimo il sistema dei fondi europei e la tendenza a varcare i confini nazionali alla ricerca di nuove occasioni di lavoro. In questo panorama vanno ripensati la struttura degli studi professionali e il ruolo di supporto che possono svolgere gli Ordini territoriali. La Commissione Europea ha rilevato l’importanza del ruolo delle professioni e in questo contesto ha esaminato la programmazione e lo sfruttamento dei fondi comunitari. Il Consiglio dei Ministri, il 17 dicembre 2012 ha discusso il documento “Metodi e obiettivi per un uso efficace dei Fondi comunitari 2014-2020”. Per i fondi strutturali, al 15 aprile 2014, la percentuale di risorse spese ammontava per l’Italia al 54,3% contro l’83,5% del Portogallo ed il 79,3% della Grecia. Appare necessario, quindi, un radicale mutamento dell’atteggiamento nazionale sui fondi europei. In molti Paesi sono state attuate misure che prevedono modelli societari adeguati per l’esercizio della libera professione e una maggiore attenzione nel creare un clima imprenditoriale più favorevole ai professionisti. In questo clima l’Italia ha accumulato forti ritardi nell’utilizzo dei fondi strutturali europei per le professioni che non sono state coinvolte nella programmazione e nel partenariato. Nell’ambiente degli ingegneri continua a prevalere lo studio individuale (58%), mentre circa il 13% degli ingegneri svolge la propria attività professionale in forma associata (studio associato, 6,9%) o societaria (società di ingegneria 4,6%; società tra professionisti, 1,3%). Tra gli ingegneri il 48,6% degli intervistati ha poca fiducia nelle società tra professionisti. La soluzione tutta italiana è il network a livello informale. L’87,4% degli studi individuali e l’89% degli studi condivisi opera “in rete” non strutturata con altri professionisti e/o imprese. Gli ingegneri quindi prediligono lo studio individuale in un ambito territoriale di riferimento provinciale. Questo tipo di organizzazione non favorisce l’accesso ai bandi e ai finanziamenti proposti dall’Europa. Solo il 10% degli Ordini provinciali è stato o è coinvolto nei processi di programmazione dei fondi europei nell’ambito dell’ultima tornata di finanziamenti per il periodo 2014-2020. La maggioranza degli ingegneri chiede agli Ordini di organizzarsi per fornire servizi di supporto allo sviluppo dell’attività professionale, all’accesso ai fondi europei, all’inserimento nel mercato del lavoro. In questa dinamica sarà fondamentale l’apporto del Consiglio Nazionale. Molte riforme hanno favorito questa situazione : abrogazione delle tariffe professionali, obbligo della formazione continua, obbligo dell’assicurazione professionale, obbligo della definizione di un preventivo di massima, libertà per la pubblicità informativa e novità negli organismi disciplinari. Questo ha comportato la creazione di un modello nuovo ed efficiente pronto alle sfide europee.